Arriva la seconda stagione di The Bad Guy: ecco cosa aspettarsi

La serie italiana “The Bad Guy” torna su Prime Video con una nuova stagione, affrontando sfide creative e aspettative elevate, mentre esplora tematiche complesse legate alla mafia e alla cultura italiana.
Immagine generata con AI

La serie italiana The Bad Guy, approdata su Prime Video nel 2022, ha segnato un importante traguardo nell’intrattenimento di qualità nel panorama cinematografico nazionale. Il suo mix di ironia e dramma ha catturato l’attenzione del pubblico, offrendo una narrazione che sfida i canoni tradizionali. Dopo il successo della prima stagione, il duo di registi Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi torna con una nuova stagione, composta da sei episodi, continuando le avventure di un ex magistrato interpretato da Luigi Lo Cascio.

Un ritorno con maggiore responsabilità

Fontana e Stasi, a distanza di due anni dal debutto della serie, hanno affrontato nuove sfide per garantire il mantenimento del standard qualitativo stabilito dalla prima stagione. Riconoscono che le aspettative sono cresciute e che il rischio di deludere i fan è tangibile. “C’era una pressione enorme nel dover mantenere il livello raggiunto,” afferma Fontana. “Non volevamo rovinare quanto di buono era stato fatto.” Un aspetto cruciale della produzione è stato il tempo: la realizzazione delle seconde stagioni in Italia è spesso contrassegnata da risorse ridotte. “Era necessario migliorare con meno mezzi,” spiega, chiarendo che quanto più si alzano le aspettative, tanto più complesso diventa soddisfarle.

Stasi, divertito, aggiunge che è fondamentale non creare un precedente negativo, “abbiamo già allertato i nostri legali,” scherza. Nonostante le difficoltà, il ritorno sul set è stata una sorta di comoda familiarità. “Tutti sapevamo cosa fare e come farlo,” dice Stasi, rimarcando la sinergia raggiunta tra il team e gli attori.

La fiducia di Amazon e i dati di mercato

Una domanda cruciale riguarda il supporto di Amazon per il rinnovo della serie. Fontana ammette che idealmente, la creatività dovrebbe ripartire subito dopo la conclusione delle riprese della prima stagione, soprattutto in un racconto che si era chiuso in modo aperto. Tuttavia, le logiche delle piattaforme si rivelano complicate, con l’algoritmo che gioca un ruolo fondamentale nelle decisioni.

“Un prodotto diventa un successo quando raggiunge determinati obiettivi interni e non solo quando scala le classifiche,” spiega Stasi, chiarendo come le metriche di valutazione siano complesse e non sempre rappresentative. La prima stagione ha trovato un buon riscontro, ma anche per la seconda, ci sono voluti tempo e pazienza per formare un budget in grado di mantenere gli standard qualitativi in un contesto di inflazione crescente. Indigo Film ha svolto un lavoro ammirevole per reperire i fondi necessari, avviando financo la scrittura della sceneggiatura prima del finanziamento ufficiale.

Evoluzioni narrative e tematiche della seconda stagione

Stasi mette in evidenza come la nuova stagione necessiti di una maggiore esplorazione delle dinamiche e delle sfumature già intraviste in precedenza. Si avverte una necessità di spingersi più in profondità, per restituire una visione più realistica e tragica del contesto italiano che la serie affronta. “L’Italia ha una narrativa complessa, intrisa di paradossi e contraddizioni,” afferma, e aggiunge come l’equilibrio tra farsa e serietà debba essere ben calibrato.

La transizione da toni grotteschi a una svolta più drammatica è fondamentale. Tuttavia, Stasi sottolinea come non si voglia cadere nella trappola di presentare l’Italia in modo troppo serioso e altamente critico, un pericolo comune in produzioni che trattano temi di giustizia e mafia.

Mafia e cultura italiana nella narrazione

Il rapporto tra mafia e stato è intricato e Stasi afferma che il manicheismo è una tappa obbligata quando si discute della criminalità organizzata in Italia. La mafia è tanto pervasiva quanto insidiosa, permeando vari aspetti della vita quotidiana. “Si tratta di una questione che si annida in tutto: dalla politica all’economia,” evidenzia, evidenziando come un piccolo comportamento considerato “mafioso” possa manifestarsi in atti comuni.

Avere a che fare con queste tematiche richiede delicatezza e una rappresentazione credibile. Fontana aggiunge che non esiste una formula per l’arte, e spesso cercare di replicare successi passati conduce a insuccessi. È necessaria quindi una ricerca continua di nuove idee e di un approccio innovativo.

Nuovi volti e cambiamenti di approccio

La scelta degli attori è un altro elemento chiave. Luigi Lo Cascio riprende il ruolo principale, ma nella seconda stagione si introducono nuovi volti, come Aldo Baglio e Antonio Catania, noti per le loro capacità comiche, ma qui reinterpretati in ruoli inediti. “Ci piace sfidare le aspettative del pubblico,” afferma Fontana, esprimendo l’intento di ampliare l’orizzonte attraverso scelte sorprendenti.

Stasi e Fontana concordano nel dire che non c’è un piano predefinito nella selezione degli attori, poiché ciò che li guida è il desiderio di lavorare con chi conoscono e amano. In questo modo, adeguano i personaggi a sfide diverse, contribuendo a una freschezza narrativa che distingue la serie.

Futuro e evoluzione creativa

Riflettendo su quindici anni di carriera, Fontana e Stasi si dichiarano fortunati, riconoscendo come The Bad Guy rappresenti un cerchio che si chiude, aprendo a nuove avventure. L’impatto del Covid ha richiesto una rivalutazione delle priorità, e ora sono pronti per nuove , inclusi progetti cinematografici ispirati a storie vere.

La passione per la narrazione trascende le forme, e anche se attualmente sono stanchi delle serie, non rinuncerebbero a un’opportunità di collaborare con nomi importanti del panorama internazionale. “Ci aspettiamo di tornare al cinema, dove sicuramente ci sarà una storia vera da raccontare,” concludono, lasciando un velo di mistero su cosa ci riserverà il futuro.

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