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Scoperta di un monumento dimenticato a Corongiu: la storia di Felice Giordano

Scoperta di un monumento dimenticato a Corongiu: la storia di Felice Giordano

La scoperta del busto di Felice Giordano in Sardegna riaccende l’interesse per il patrimonio ingegneristico locale, evidenziando l’importanza storica e culturale delle sue opere nel XIX secolo.
Scoperta di un monumento dimenticato a Corongiu: la storia di Felice Giordano - Nidi di Sardegna

Un recente evento ha portato alla luce un importante pezzo di storia ingegneristica sarda. Durante un’escursione organizzata dal MuA di Sinnai, il Gruppo locale GPS della Sezione del Club Alpino Cagliari ha scoperto un monumento dedicato a Felice Giordano, l’ingegnere che progettò la prima diga a Corongiu nel 1866. Questa scoperta riaccende l’interesse verso le opere ingegneristiche e il patrimonio culturale della Sardegna, ora più che mai meritano attenzione e restituzione.

La scoperta del busto di Felice Giordano

Mentre il gruppo si trovava a seguire il percorso per individuare un tiglio monumentale, ha sorpreso la comunità locale il ritrovamento del busto dedicato a Felice Giordano, un ingegnere minerario che ha avuto un ruolo cruciale nello sviluppo infrastrutturale della regione nel XIX secolo. Visibile per poco più di un comune tronco, il busto era chiaramente avvolto da rovi e vegetazione, nascondendo un’importante testimonianza storica. Questo ritrovamento ha suscitato curiosità e interesse tra i presenti, poiché negli anni scorsi molte informazioni riguardanti Giordano e le sue opere erano rimaste nel dimenticatoio.

Giordano ha iniziato la sua carriera in Sardegna nel 1852 e ha lavorato come direttore delle miniere demaniali di Monteponi e Montevecchio. Le sue imprese non si sono limitate solo alla direzione, ma si è distinto per l’apertura di nuove miniere, tra cui quelle di Baccu Abis e Terras de Collu. La sua figura si associa indissolubilmente alle innovazioni tecniche e alla valorizzazione delle risorse minerarie dell’isola, contribuendo significativamente al progresso economico e industriale della Sardegna.

Il ruolo del Club Alpino Cagliari nella valorizzazione del patrimonio

Il Club Alpino Cagliari, da sempre impegnato nella salvaguardia e nella valorizzazione del patrimonio naturale e culturale, ha dichiarato l’intento di prendersi cura del busto di Giordano. Gli attivisti hanno sottolineato l’importanza di riportare alla luce non solo il monumento, ma anche la memoria storica legata a quest’opera e al suo progettista. Il progetto include l’eventuale restauro del busto, che potrebbe diventare un simbolo di memoria collettiva e di apprezzamento per le figure storiche che hanno contribuito allo sviluppo della regione.

Questo approccio proattivo del Club Alpino si inserisce in un contesto più ampio di riscoperta dei monumenti e delle opere pubbliche sarde, che meritano una nuova scrittura della loro storia e della loro importanza nella cultura locale. La valorizzazione non è solo un atto di recupero, ma rappresenta un’occasione per rilanciare il turismo storico e culturale in Sardegna, sensibilizzando la popolazione sull’importanza di preservare il proprio patrimonio.

L’eredità di Felice Giordano e la sua importanza storica

Felice Giordano non è solo un nome legato a un busto dimenticato; la sua eredità vive nell’infrastruttura idraulica e mineraria dell’isola e nelle vite delle persone che ne hanno beneficiato. La diga progettata a Corongiu, pur essendo stata successivamente sostituita, rappresenta un’importante innovazione tecnologica del suo tempo. Questa struttura ha avuto un ruolo fondamentale nell’approvvigionamento idrico della zona, migliorando notevolmente le condizioni di vita e lo sviluppo agricolo.

Inoltre, la scoperta del busto rappresenta una porta verso un dialogo più ampio su come gli ingegneri e i professionisti del passato abbiano influenzato la società attuale. Giordano ha aperto la strada a tecniche e metodologie che, per quanto antiche, possono ancora insegnare molto su sostenibilità e gestione delle risorse naturali. La valorizzazione della sua figura non si limita solo a un riconoscimento postumo; è piuttosto un invito a riflettere su come il patrimonio industriale e ingegneristico possa influenzare il presente e il futuro della Sardegna.

La riemersione di questa figura storica sottolinea la necessità di un rinnovato interesse per l’ingegneria e le professioni tecniche in un contesto che ha visto un crescente divario tra la tradizione e le innovazioni contemporanee.

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