La città di Olbia si trova sulla soglia di un’importante trasformazione culturale e turistica, grazie al recupero delle navi romane e medievali rinvenute durante la costruzione di un tunnel nel 2001. Dopo due decenni dall’importante scoperta, il sindaco Settimo Nizzi ha condiviso dettagli su questo progetto e sulle sfide affrontate in un recente incontro presso il Museo Archeologico, sottolineando l’importanza di valorizzare un patrimonio unico che racconta la storia millenaria della regione.
Storia della scoperta e prime difficoltà
A partire dal 2001, durante i lavori di costruzione per un tunnel, è emerso un significativo ritrovamento archeologico: navi romane e medievali che giacevano sotto il suolo olbiese. Questo evento si è rivelato una miniera di informazioni storiche, ma ha anche portato a diverse difficoltà logistiche e burocratiche. Il sindaco Nizzi ha evidenziato che il raggiungimento del recupero dei relitti non è stato semplice e ha richiesto un impegno costante. “Abbiamo sempre cercato di collaborare e superare le difficoltà che la scoperta delle navi ci ha posto”, ha dichiarato.
Le difficoltà principali si sono manifestate in carenze di personale e risorse, che hanno impedito un recupero tempestivo ed efficiente dei reperti. Il sindaco ha riconosciuto gli errori che hanno portato a situazioni di precarietà, esprimendo l’auspicio di non ripetere gli stessi sbagli in futuro. “Quando chi ha responsabilità va in crisi, rischiamo di abbandonare tesori inestimabili”, ha affermato, indicando il bisogno di maggiore attenzione e supporto da parte delle istituzioni.
La conservazione delle navi: sfide e progressi
Isabella Fera, rappresentante della Soprintendenza, ha portato all’attenzione le complicazioni subentrate dopo l’alluvione del 2013, che ha danneggiato gravemente i depositi dove erano conservati i reperti. “È stato un duro colpo, ma non ci siamo mai fermati”, ha spiegato, descrivendo gli sforzi dedicati al recupero e alla messa in sicurezza dei materiali. La collaborazione tra Soprintendenza, Comune e altre autorità ha permesso significativi progressi, rendendo possibile la conservazione ottimale dei reperti ritrovati.
Un aspetto fondamentale è rappresentato dai nuovi contenitori in vetroresina, progettati per tutelare legni e parti metalliche. “Nonostante siano passati 20 anni, i legni hanno conservato i loro incastri originali, il che dimostra l’efficacia degli interventi di restauro”, ha commentato la restauratrice Alessandra Carrieri. Grazie a questi nuovi sistemi di conservazione, è possibile proteggere il patrimonio archeologico e prepararlo a un’eventuale esposizione pubblica.
Il museo archeologico come centro culturale
Il Museo Archeologico di Olbia ha preso forma proprio in seguito alla scoperta delle navi e si propone come un fondamentale centro di attrazione culturale. Il museo non è solamente un luogo espositivo, ma un punto di incontro e dialogo tra la storia e i visitatori. “La storia delle navi romane collega Olbia al mare e al suo passato”, ha dichiarato Isabella Fera, evidenziando l’importanza di questo patrimonio per la comunità locale e non solo.
La narrazione di Olbia come crocevia del Mediterraneo trova così una nuova dimensione, arricchita dalla presenza di reperti storici e dalla valorizzazione del territorio. Con il potenziale di attrarre un pubblico sempre più vasto, la città sta lavorando per offrire un’esperienza culturale coinvolgente. Il sindaco Nizzi ha concluso l’incontro con una visione ottimistica: “Vogliamo trasformare questa sfida in un’opportunità, consolidando Olbia come un’importante città culturale. Le navi romane non sono solo una scoperta archeologica, ma un simbolo del nostro futuro culturale.”
Il recupero e la valorizzazione delle navi romane di Olbia rappresentano un’opportunità unica per la città, che sta cercando di rinvigorire la propria identità culturale e diventare un punto di riferimento nel panorama turistico nazionale e internazionale.