L’American Colony di Gerusalemme rappresenta un importante punto di riferimento nel contesto del conflitto arabo-israeliano. Fondata circa 150 anni fa da una comunità di presbiteriani americani, questa struttura alberghiera ha cercato di incarnare un luogo di incontro e dialogo tra diverse fedi religiose. Con il libro “Jerusalem Suite” di Francesco Battistini, risalente al 2024, viene esplorata la storia affascinante e complessa di questo singolare hotel, sinonimo di storia, emozioni e relazioni interpersonali in un’area martoriata da conflitti.
La storia dell’American Colony
L’American Colony ha avuto origine in una vecchia dimora appartenente a un pascià ed è diventata un rifugio per figure storiche che hanno segnato il corso della storia mediorientale. Durante i momenti cruciali della storia, come la fine della dominazione ottomana, un lenzuolo del Colony fu usato come bandiera bianca per sancire la resa. Qui si trovava Lawrence d’Arabia in cerca di protezione, così come Winston Churchill, che trascorse del tempo nel tentativo di ridefinire i confini del Medio Oriente. Selma Lagerlöf scrisse parti del suo romanzo da Nobel in queste stanze, mentre Mark Twain si concedeva momenti di relax.
L’hotel ha assistito a eventi drammatici, come gli scontri che nel 1948 coinvolsero coloni ebrei e arabi, e ha visto passare professionisti della stampa internazionale durante le guerre dei Sei Giorni e del Kippur. Oggi, l’American Colony continua a rappresentare un simbolo di coesistenza, accogliendo una varietà di ospiti, sebbene si trovi in una Gerusalemme occupata. Nonostante la sua posizione, l’hotel è divenuto un’area neutra per dialoghi tra le culture, un angolo di umanità anche in un contesto di forte tensione.
Un luogo di riflessione storica
Francesco Battistini ha deciso di focalizzarsi sull’American Colony per narrare la storia dell’intera Gerusalemme, raccontandone non solo gli episodi storici, ma anche le sfide attuali. Il suo libro mette in luce la complessità del conflitto, dagli albori del ritorno degli ebrei fino alla Nakba palestinese e alla fondazione dello Stato di Israele. In un’intervista, Battistini ha condiviso la sua esperienza personale al Colony, rivelando che la sua prima visita nel 2002, durante la Seconda Intifada, è stata segnata da eventi tragici e imprevisti, che gli hanno permesso di comprendere meglio le dinamiche locali.
Il libro offre uno spaccato significativo: attraverso i vari eventi che hanno caratterizzato la struttura, emerge il significato dell’American Colony come laboratorio di pace. A partire dalla sua nascita come un’iniziativa pacifica e solidale della comunità protestante americana, fino alla sua evoluzione nel centro di importanti negoziati, l’albergo ha visto passare figure emblematiche che hanno influenzato la storia del Medio Oriente.
La percezione dei diversi gruppi
La posizione dell’American Colony nella parte araba di Gerusalemme ha determinato una relazione complessa con i vari gruppi locali. Per i palestinesi, l’hotel rappresenta un’ancora di salvezza, un luogo dove hanno ricevuto assistenza medica e opportunità lavorative nel corso degli anni. Il personale è composto in maggioranza da palestinesi, e mentre i moderati mostrano rispetto verso la struttura, alcuni estremisti la vedono con scetticismo. Le storie di coloro che hanno lavorato qui, come un libraio e una gioielliera, servono da esempio delle difficoltà quotidiane affrontate in un contesto di crescente conflittualità.
Dall’altro lato, gli israeliani hanno un rapporto meno favorevole con l’American Colony. La destra politica tende a denigrare l’hotel, etichettandolo come “Hotel OLP“, cercando di chiudere o minacciare la sua esistenza. Tuttavia, vi sono anche settori più tolleranti che vedono il valore di un luogo dove le diverse culture si incontrano.
La sfida della convivenza
L’American Colony ha mantenuto negli anni un ambiente relativamente sicuro durante il periodo delle intifade, grazie a un rigoroso insieme di regole interne. Nonostante l’hotel si presenti come un rifugio di calma e rispetto, esistono dinamiche complesse che talvolta ne minano la stabilità. Il personale deve rispettare normative alle quali l’espressione di fede e le discussioni politiche sono escluse per garantire un clima di neutralità. Tuttavia, le tensioni sfuggono al controllo, e episodi di conflitto interno non sono rari.
Attualmente, l’American Colony affronta una crisi grave, con sezioni dell’hotel vuote e prospettive incerte. Questa situazione riflette le sfide persistenti dei tentativi di pace tra israeliani e palestinesi, un tema che continua a influenzare il tessuto sociale della regione. Le storie di chi è passato da questo albergo simbolico dimostrano quanto le speranze per un futuro di convivenza siano spesso messe alla prova da eventi imprevedibili e tumultuosi che caratterizzano la vita quotidiana in Terra Santa.