A Alghero, si alza il dibattito attorno al progetto di installazione dei campi-boe nell’area marina protetta di Capo Caccia, con il gruppo politico Città Viva che propone un referendum consultivo locale. Questa iniziativa mira a coinvolgere direttamente i cittadini nella decisione su un progetto che solleva preoccupazioni e critiche all’interno della comunità.
Le critiche al progetto delle boe
Franco Masu, coordinatore di Città Viva, ha espresso forti riserve riguardo alla gestione del Parco di Porto Conte e alle recenti decisioni riguardanti l’installazione dei corpi morti in cemento e boe nel mare. Secondo Masu, il Parco ha mostrato una persistente incapacità di ascoltare le opinioni dei cittadini di Alghero, evidenziando una serie di situazioni in cui i progetti dell’ente non solo hanno creato discordia tra i residenti, ma hanno altresì diviso la comunità scientifica e il panorama politico locale. Riferendosi ad esperienze passate, come la questione di Punta Giglio, Masu sottolinea che il conflitto sull’argomento non è isolato, ma rappresenta un pattern preoccupante di mancanza di coinvolgimento e partecipazione.
La necessità di un cambiamento
Masu non si ferma qui e usa parole decise per invitare il nuovo presidente del Parco e i membri del CdA a ripensare il loro approccio. Secondo il coordinatore di Città Viva, è fondamentale ripristinare una relazione di fiducia tra il Parco e la comunità algherese, riportando il dialogo al centro delle decisioni sugli importanti temi ambientali. Nel suo intervento, Masu chiarisce che è imperativo che l’ente parco adotti un metodo decisionale più inclusivo, coinvolgendo attivamente il consiglio comunale in tutte le fasi dei progetti. La richiesta di un referendum diventa così un modo per garantire che i progetti futuri siano realmente frutto di una programmazione condivisa e non percepiti come imposti dall’alto.
La proposta del referendum
L’idea di un referendum è proposta come un’opportunità per i cittadini di esprimere il loro parere in merito al progetto delle boe, in particolare vista la recente riduzione dell’iniziativa da parte della Regione Sardegna. Masu suggerisce che un simile strumento democratico permetterebbe ai residenti di avere un ruolo attivo nella gestione delle risorse marine e nella salvaguardia dell’ambiente. Un referendum permetterebbe di raccogliere l’opinione della comunità, offrendo un chiaro segnale al CdA del Parco per orientare le proprie decisioni in modo più consapevole e responsabile.
Questa proposta di coinvolgimento dei cittadini non solo punta a chiarire la posizione della comunità su un tema così delicato, ma rappresenta anche un passo verso la trasparenza e il rafforzamento della democrazia locale. La risposta da parte delle autorità e della comunità sarà cruciale per il futuro del Parco di Porto Conte e per la gestione sostenibile dell’area marina protetta.