Una recente analisi condotta dal dottor Francesco Sgarangella, direttore del dipartimento di prevenzione veterinaria del Nord Sardegna, evidenzia come il cambiamento climatico stia influenzando negativamente la salute del bestiame in Sardegna, in particolare delle pecore. La situazione è allarmante, poiché la regione è caratterizzata da un microclima caldo-umido che facilita la crescita degli insetti vettori di malattie come la Blue tongue. Questa condizione non solo mette a rischio gli animali, ma comporta anche conseguenze per l’economia agricola locale.
I fattori di rischio nella regione
La Sardegna presenta una serie di fattori che la rendono vulnerabile alla proliferazione di malattie infettive nei bestiami. Con una densità di oltre tre milioni di pecore, la popolazione di animali suscettibili è altissima. Sgarangella sottolinea che le pecore attuali, frutto di selezione genetica mirata a migliorare la produzione, sono più delicate rispetto a quelle di 40 anni fa. Infatti, mentre in passato una pecora produceva mediamente 400 grammi di latte al giorno, ora è comune che arrivi a un litro e mezzo. Questa intensificazione della produzione ha reso gli animali più vulnerabili agli stress e alle malattie.
Il caldo umido dell’isola, unito alla presenza di acque stagnanti e fangose, crea un ambiente favorevole per la riproduzione degli insetti vettori, che sono responsabili per la trasmissione di numerose malattie. La Blue tongue, in particolare, è una malattia multifattoriale causata da un virus trasmesso dagli insetti, che richiede una risposta articolata e coordinata per il suo contenimento.
Strategie di prevenzione e controllo
Per affrontare la minaccia della Blue tongue e di altre malattie simili, risulta fondamentale mettere in atto una serie di misure preventive. Sgarangella evidenzia che, sebbene le vaccinazioni siano cruciali, le strategie di sorveglianza e igiene rimangono fondamentali. È necessario intervenire soprattutto nella gestione degli allevamenti, migliorando le pratiche zootecniche e riducendo la proliferazione di insetti attraverso l’uso di insettorepellenti, evitando al contempo la formazione di ristagni d’acqua e letame.
La prevenzione richiede un approccio integrato. Sgarangella ha sottolineato l’importanza di un piano generale di lotta contro gli insetti vettori, simile a quanto è stato realizzato per la peste suina. Tale strategia dovrebbe prevedere la lotta antilarvale durante l’inverno e successivamente la gestione degli insetti adulti, specialmente in aree ad alta proliferazione.
Il ruolo della collaborazione interistituzionale
Affrontare epidemie come quelle causate da arbovirosi richiede uno sforzo collettivo. La collaborazione tra vari enti—Regione, Province, Comuni, consorzi di bonifica, agenzie agricole e allevatori—è fondamentale per realizzare un piano di contenimento efficace. Senza una sinergia tra tutti gli attori coinvolti, sarà difficile ottenere risultati significativi nella lotta contro le malattie zoonotiche.
Questa esigenza di collaborazione è stata ribadita da Sgarangella, che ha sottolineato l’importanza di un lavoro di squadra, in cui ciascun attore ha un ruolo chiaro e definito. Solo attraverso un approccio multidisciplinare sarà possibile garantire la salute del bestiame e, di conseguenza, la sicurezza alimentare e il benessere economico della regione.