Michelangelo Nervosi, talentuoso attore formatosi nella Fondazione Teatro Donizetti, debutterà giovedì 19 dicembre con “Re Lear è morto a Mosca”, uno spettacolo che promette di offrire una visione intensa e riflessiva sulla storia del teatro ebraico. Questa produzione, firmata da César Brie, segna l’apertura della stagione di Altri Percorsi e rappresenta un’importante tappa artistica per il giovane bergamasco, legato nostalgicamente alla sua città natale.
Michelangelo Nervosi: un giovane talento bergamasco
Originario di Gorle e fresco di formazione presso il Progetto Young, Michelangelo Nervosi rappresenta un esempio di successo per la Fondazione Teatro Donizetti. A soli ventisei anni, si è già affermato come una delle nuove promesse del palcoscenico bergamasco ed è pronto a mostrare il suo talento al grande pubblico. Nervosi sottolinea quanto il teatro sia stato cruciale per la sua evoluzione artistica, affermando che “la Fondazione ha avuto un ruolo determinante nella mia crescita”. La sua esperienza è un riflesso della missione del Donizetti di supportare e formare i giovani attori, fornendo loro gli strumenti necessari per avere successo nel mondo dello spettacolo.
“Re Lear è morto a Mosca” non è solo una semplice rappresentazione teatrale. Questa opera è incentrata su temi significativi e offre uno sguardo critico sui drammi causati dai regimi totalitari. Giovedì 19 dicembre, il pubblico avrà l’opportunità di immergersi in una storia che unisce arte e politica, unendo le esperienze vissute dai protagonisti.
La trama di “Re Lear è morto a Mosca”
La regia di César Brie porta in vita una parte poco conosciuta della storia teatrale ebraica, legata alla figura di Stalin e alle sue atrocità contro gli artisti. La narrazione si concentra sull’omicidio di due brillanti attori, Solomon Michoels e Venjamin Zuskin, che erano in contrasto con il regime sovietico. La pièce invita a riflettere su come l’arte possa affrontare le ingiustizie e rappresenta un grido di resistenza contro la repressione.
Michelangelo Nervosi interpreta il ruolo di Marc Chagall, il celebre pittore russo naturalizzato francese, che insieme agli altri attori diventa simbolo della lotta dell’arte contro il tirannico potere. Nervosi descrive con fervore la sua interpretazione: “Questa storia, ingiustamente dimenticata, illustra come il teatro ebraico di Mosca avesse la forza di comunicare un messaggio profondo. L’arte ha sempre cercato di combattere le oppressioni, e se non riesce a vincere, almeno ci prova con tenacia.”
Le molteplici sfaccettature di questo spettacolo lo rendono non solo una rappresentazione teatrale, ma anche un’opportunità per esplorare temi civili rilevanti, che si intrecciano con le molteplici battaglie contemporanee. Un incontro organizzato dalla Fondazione sul tema “Arte e regime” anticipa l’argomento trattato in scena, dimostrando l’intento di approfondire la connessione tra arte e contesto politico.
La crescita artistica di Michelangelo Nervosi
L’esperienza di Michelangelo nell’ambito del Progetto Young è stata fondamentale per il suo approccio al teatro. L’attore ricorda il suo incontro con César Brie, che lo ha incoraggiato a dedicarsi seriamente alla carriera artistica. “César è un riferimento importante per me. Ha creduto nelle mie capacità e mi ha dato l’opportunità di emergere in un momento cruciale della mia carriera”, spiega Nervosi, raccontando il collegamento speciale che ha instaurato con il regista argentino.
Nervosi non si limita a recitare; si è affermato anche in altre realtà teatrali, come Erbamil di Fabio Comana e Isola del Teatro. Il suo percorso è stato segnato dal supporto della madre, la quale, già quando era bambino, lo ha spinto ad avvicinarsi al mondo del teatro. “Mamma è sempre stata orgogliosa di me, nonostante io avessi deciso di dedicarmi totalmente all’arte, lasciando un potenziale lavoro da insegnante di Italiano e Storia.”
Il contributo del Donizetti alla scena teatrale
In occasione della stagione ’24-’25, la Fondazione Teatro Donizetti presenta opere da non perdere, come “I ragazzi irresistibili” di Neil Simon, che ha riscosso un notevole successo e attratto un pubblico straordinario. La sinergia tra arte e pubblico è simile a quella che esiste nel mondo sportivo: “Il Donizetti è come l’Atalanta: vince sempre,” afferma Nervosi, non nascondendo l’emozione per il suo ritorno sul palco della sua città.
L’opera di Michelangelo Nervosi, cominciando da “Re Lear è morto a Mosca“, rappresenta un episodio significativo nella crescita culturale di Bergamo e un invito per il pubblico a partecipare attivamente alla vita teatrale. Con performance come questa, la Fondazione continua a riaffermare il suo prestigio e il proprio ruolo nel panorama culturale e artistico, sfidando il pubblico ad avvicinarsi ad esperienze nuove e stimolanti.