Cagliari: un’attesa estenuante al pronto soccorso per un quattordicenne e la denuncia di una madre

Un’esperienza traumatica al pronto soccorso di Cagliari evidenzia le criticità nella gestione delle emergenze pediatriche, sollecitando una revisione delle procedure per garantire maggiore protezione ai minori.
Cagliari: un'attesa estenuante al pronto soccorso per un quattordicenne e la denuncia di una madre - Nidi di Sardegna

La cronaca di un’esperienza allarmante nel pronto soccorso del Santissima Trinità di Cagliari ha messo in luce problematiche significative riguardanti l’accoglienza dei minori in situazioni di emergenza sanitaria. Il drammatico racconto della madre di un quattordicenne, Tiziana Mori, solleva interrogativi non solo sulla gestione delle emergenze pediatriche, ma anche sulla necessità di proteggere i giovani da situazioni potenzialmente traumatiche.

Un lungo travaglio al pronto soccorso

L’odissea ha avuto inizio per un ragazzo di Quartucciu, che ha dovuto affrontare ben tredici ore di attesa presso il pronto soccorso. Le problematiche legate a difficoltà respiratorie, aggravate da una terapia farmacologica inefficace, hanno spinto la famiglia a cercare aiuto. Nonostante il prendersi cura del personale medico sia stato encomiabile, il lungo tempo di attesa e l’inadeguatezza delle misure adottate per la gestione dei giovani in attesa sono emersi come criticità principali.

Durante queste ore, Tiziana e suo marito hanno assistito a una variegata gamma di situazioni allarmanti, tra cui pazienti con gravi ferite e comportamenti alterati, dovuti all’assunzione di sostanze stupefacenti. La madre ha evidenziato come tali esperienze possano avere effetti negativi sulla sensibilità dei minori, sottolineando la necessità di creare percorsi alternativi in grado di tutelare i giovani pazienti.

Una richiesta di maggiore attenzione per i minori

La denuncia di Tiziana Mori si rivolge direttamente alla Garante regionale per i diritti dell’infanzia, Carla Puligheddu, sollecitando un’analisi approfondita della situazione. L’appello evidenzia l’urgenza di rivedere le procedure attuali, considerando l’ingresso diretto dei minori al pronto soccorso già a partire dai 14 anni, e la mancanza di spazi protetti.

Mori, con una formazione da ricercatrice specializzata nella tutela dei diritti infantili e un passato da assessore alla salute e politiche sociali, chiede l’implementazione di percorsi differenziati per i giovani, dove la loro vulnerabilità sia adeguatamente considerata. La madre sottolinea che è fondamentale garantire non solo un’accoglienza decorosa, ma anche tempi di attesa ragionevoli e specialisti sempre disponibili.

La realtà delle emergenze pediatriche

Nel caso del quattordicenne, il suo codice di emergenza era stato classificato come “azzurro”, indicando un’urgenza differibile. Questa situazione ha comportato la necessità di ulteriori approfondimenti diagnostici, che purtroppo non si sono potuti svolgere immediatamente a causa dell’assenza di un otorinolaringoiatra. Così, la famiglia ha dovuto affrontare un secondo viaggio al pronto soccorso la giornata seguente per completare le indagini necessarie attraverso esami specialistici, come una TAC.

Questo scenario è emblematico delle sfide affrontate dalle famiglie, costrette a spostarsi in vari ospedali, spesso senza ricevere risposte tempestive. Inoltre, la testimonianza di altri pazienti in attesa, come una bambina di sei anni con un problema dermatologico che ha dovuto navigare tra il Santissima Trinità e il Brotzu senza trovare un medico specialista disponibile, mette in evidenza l’urgenza di un sistema più coordinato e attento alle esigenze dei piccoli pazienti.

La disponibilità a collaborare per un cambiamento

Tiziana Mori ha dichiarato la sua volontà di collaborare per trovare soluzioni a queste problematiche. L’obiettivo è quello di avviare un dialogo produttivo con le autorità sanitarie per garantire un percorso più efficace e umano per i minori in situazioni di emergenza. La madre insiste sulla necessità di un intervento mirato, basato sulla sua esperienza e sulle competenze acquisite nel corso degli anni, affinché episodi come quello vissuto dal suo figli non debbano ripetersi.

L’inefficienza del sistema non è solo un problema individuale, ma riflette una condizione più ampia che richiede una risposta collettiva. La speranza è che questa vicenda possa fungere da catalizzatore per miglioramenti significativi nelle politiche sanitarie, riguardanti l’emergenza pediatriche, nell’ottica di una migliore protezione e attenzione verso i minori.

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