La situazione del personale infermieristico e degli operatori di supporto nel polo sanitario universitario dell’area metropolitana di Cagliari sta diventando insostenibile. La carenza di personale si ripercuote gravemente sulle organizzazioni assistenziali, creando un contesto critico per il funzionamento dei servizi sanitari. Queste problematiche, denunciate dall’USB Sanità, pongono interrogativi su come le amministrazioni pubbliche e i sindacati abbiano gestito la questione. Con una mobilitazione programmata per il 31 ottobre, i lavoratori si preparano a far sentire la loro voce.
Una crisi denunciata dagli infermieri
Il dibattito è stato aperto da Gianfranco Angioni, rappresentante dell’USB Sanità, che ha evidenziato la gravità della situazione. Secondo Angioni, circa trenta infermieri stanno affrontando difficoltà notevoli a causa della mancata attribuzione di coordinamenti e incarichi di organizzazione dipartimentale. La denuncia di Angioni è chiara: “È assurdo che, nonostante le numerosissime segnalazioni, tutto rimanga invariato.” La situazione, che è stata paragonata a “navigare a vista”, risente profondamente dell’inerzia amministrativa e della complicità dei sindacati, rilevando un fallimento nella gestione del personale.
Questa crisi non è solo un problema locale, ma è emblematico delle sfide affrontate da molti sistemi sanitari italiani. La mancanza di coordinamenti e le varie procedure interne non attivate, come il recente riordino contrattuale, hanno reso la situazione insostenibile per chi opera direttamente nel settore. Con l’aumento della domanda di assistenza sanitaria, questo squilibrio è diventato sempre più evidente.
Il ruolo trascurato degli infermieri
Un altro punto fondamentale sollevato dall’USB è l’uso improprio del personale infermieristico. Attualmente, molti infermieri vengono distolti dai loro compiti assistenziali e utilizzati per coprire pronte disponibilità legate alla Direzione delle Professioni sanitarie. Secondo Angioni, questo è un approccio inaccettabile che non solo compromette i servizi forniti ai pazienti, ma mina anche l’autonomia professionale degli infermeri stessi.
In questo contesto, l’organizzazione sindacale sottolinea l’importanza di riconoscere pubblicamente il ruolo degli infermeri e garantire che le loro funzioni siano legittimate a livello giuridico e retributivo. È essenziale che le dinamiche interne non sacrificano la qualità dell’assistenza ai pazienti e compromettano il benessere del personale. Un’inadeguatezza che porta a conseguenze giuridiche e contabili, alimentando una spirale negativa.
La richiesta di riconoscimento e giusta retribuzione è più che legittima e rappresenta un passo cruciale nella valorizzazione della professione. Gli infermeri sono un elemento chiave nel sistema sanitario e devono essere trattati come tali.
Mobilitazione e futuro del personale sanitario
In risposta a questa crescente insoddisfazione, l’USB ha annunciato uno sciopero generale del Pubblico Impiego per il 31 ottobre. Questo appuntamento non sarà solo una manifestazione contro l’inerzia delle istituzioni e la cattiva gestione delle risorse, ma rappresenta anche un chiaro messaggio a tutti gli attori coinvolti nella sanità pubblica. Le richieste riguardano un utilizzo più efficiente delle risorse economiche e la garanzia di percorsi prioritari per la selezione del personale, basati sul riconoscimento del lavoro svolto.
Gli organi di controllo sono ora chiamati a esprimere la loro posizione sulla gestione delle risorse destinate a questi incarichi, poiché la frustrazione tra gli infermeri cresce. I lavoratori chiedono di essere ascoltati e di vedere un cambiamento concreto nella loro condizione lavorativa.
La mobilitazione del 31 ottobre, quindi, non rappresenta solo un tentativo di risolvere questioni interne, ma un grido di allerta per la salvaguardia della qualità del servizio sanitario offerto ai cittadini. Mentre la situazione continua a svilupparsi, la speranza è che venga trovata una soluzione rapida ed efficace, che riconosca il valore imprescindibile degli infermeri nel sistema sanitario pubblico.