Cagliari ospita un convegno sulla riforma della giustizia: focus sulla separazione delle carriere

A Cagliari si è svolto un convegno sulla separazione delle carriere dei magistrati, evidenziando i rischi di conflitto di potere e l’importanza dell’equilibrio tra le figure giuridiche nel sistema giudiziario.
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A Cagliari, oggi ha avuto luogo un importante convegno presso l’aula magna del Dipartimento di Economia in via Sant’Ignazio, dedicato alla delicata questione della separazione delle carriere dei magistrati. Questo incontro ha raccolto molteplici punti di vista e ha rappresentato un’occasione di confronto su una delle più significative novità della riforma voluta dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio. Si tratta di un tema di rilevanza fondamentale, data la possibile influenza che tali modifiche legislative possono esercitare sull’efficienza e sull’integrità del sistema giudiziario italiano. L’intervento odierno di Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, è particolarmente atteso poiché il tema della separazione delle carriere costituisce un argomento di forte dibattito regolamentare e politico.

Il sindacato delle toghe e le posizioni critiche

Nel corso del convegno, organizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza e da Opg-Osservatorio per la Giustizia, Giuseppe Santalucia ha ribadito posizioni già espresse in precedenti occasioni, in cui ha evidenziato come questa riforma possa favorire dinamiche di potere non equilibrate. A suo avviso, si tratta di una modifica legislativa pensata per rispondere a specifiche antipatie nei confronti di determinati pubblici ministeri e di particolari inchieste. Secondo Santalucia, ciò potrebbe creare una pericolosa intromissione dell’esecutivo nel lavoro dei magistrati; una situazione che minerebbe le basi di un sistema che ha garantito strumenti cruciali nella lotta contro crimine organizzato e terrorismo.

Insieme a Santalucia sono intervenuti nel convegno vari esperti, tra cui il giurista Pietro Ciarlo, gli avvocati Rita Dedola e Matteo Pinna, e Gianmario Demuro, docente di Diritto Costituzionale. A moderare il dibattito, Andrea Mascherin, ex Presidente del Consiglio Nazionale Forense. Al termine delle sessioni, Roberto Romboli, membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura , ha tracciato delle conclusioni. Nella prima parte della mattinata si sono espressi anche Andrea Deffenu, il presidente del Tribunale di Cagliari Vincenzo Amato, Fiorella Pilato, ex membro del Csm, e Rodolfo Sabelli, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari.

Una giurisdizione equilibrata: il ruolo dell’avvocato

Durante il convegno, Andrea Mascherin ha proposto una visione della giurisdizione in equilibrio, indispensabile per garantire un sistema giudiziario giusto ed equo. Mascherin ha enfatizzato l’importanza non solo della figura del pubblico ministero e del giudice, ma anche del difensore. Secondo il moderatore, ciascun soggetto deve godere di piena autonomia e indipendenza, per evitare conflitti di potere all’interno del processo giudiziario. Questo approccio consentirebbe di garantire una maggiore giustizia per i cittadini, dal momento che un equilibrio tra tutte le parti coinvolte è essenziale per il buon funzionamento della giustizia.

Mascherin ha esortato tutti gli operatori del diritto a superare ogni forma di campanilismo professionale per promuovere una giurisdizione che soddisfi l’interesse collettivo piuttosto che le esigenze di parte. È fondamentale, ha argomentato, che la Costituzione riconosca autonomia anche alla figura dell’avvocato non solo nel processo penale, ma in ogni contesto processuale, affinché possa esercitare il suo ruolo di garante del diritto di difesa così come concepito dai padri costituenti.

Riforma e rischi di conflitto di potere

Patrizio Rovelli, tra i promotori dell’incontro, ha messo in luce i potenziali rischi e benefici legati alla separazione delle carriere. Pur riconoscendo che tale riforma potrebbe, in astratto, favorire l’indipendenza del giudice, ha avvertito riguardo al pericolo di un avvicinamento del pubblico ministero al potere esecutivo. Rovelli si è mostrato critico nei confronti di alcuni aspetti del progetto di riforma costituzionale, evidenziando come possa entrare in conflitto con principi fondamentali stabiliti nella Costituzione, in particolare per quanto concerne la modalità di nomina dei membri del Csm per le carriere giudicanti e requirenti.

Secondo l’avvocato, la proposta di sorteggio dei membri del Csm rischia di appiattire le garanzie democratiche e professionali precedentemente accordate ai magistrati. Questo elemento rappresenta un potenziale passo indietro rispetto ai progressi ottenuti in termini di indipendenza della giustizia. La riforma, quindi, richiede un’attenta riflessione e un dibattito profondo per prevenire il deterioramento delle basi su cui poggia un sistema giudiziario moderno e democratico.

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