Un’epica storia di sopravvivenza ha avuto luogo nel celebre golfo di Teulada, un luogo familiare per molti pescatori, e in particolare per Antonino Cassisa, un settantenne con una vita dedicata al mare. Sabato mattina, mentre era impegnato nella pesca, Cassisa ha vissuto un’esperienza drammatica che lo ha costretto a tenersi aggrappato a una tanica di plastica per oltre tre ore, affrontando le insidie dell’oceano. Questo evento mette in evidenza non solo il legame profondo che i pescatori hanno con il mare, ma anche l’importanza della comunità e della collaborazione in situazioni di emergenza.
Naufragio imprevedibile durante la pesca
Sabato mattina, Antonino Cassisa si trovava in mare aperto, a un miglio e mezzo dalla costa di Teulada, a bordo di un chiattino di poco più di sei metri. Impegnato nella pesca con la nassa, ha subito un imprevisto quando la sua imbarcazione si è ribaltata e in breve tempo è affondata. Cassisa, grazie alla sua esperienza, ha saputo mantenere il sangue freddo e ha cercato un modo per salvarsi. La tanica di plastica che ha trovato è diventata il suo unico sostegno nell’immenso mare, che in quel momento sembrava un deserto blu senza fine.
Mentre galleggiava in balia delle onde, la speranza di essere soccorso diventava sempre più distante. Ha tentato di rimanere a galla e ha fatto ricorso alla sua resilienza. Bevendo acqua di mare e sputandola ripetutamente, sapeva che la sua sopravvivenza dipendeva dalla sua capacità di rimanere vigile e pronto a ogni occasione di salvataggio.
Il salvataggio: un incontro fortunato
Verso le 14:00, dal nulla è apparsa l’imbarcazione “India”, guidata da Antonello Ciabatti e dal suo equipaggio, mentre erano in navigazione per la regata “Teuladata”, una competizione che parte da Cagliari e termina a Teulada. Ciabatti ha notato la presenza di Cassisa e ha capito immediatamente che si trovava in una situazione di grave pericolo. Con prontezza, ha iniziato a gridare per attirare la sua attenzione, una manovra che si è rivelata cruciale per il salvataggio.
Riconoscendo il rischio, e dopo i necessari segnali, l’equipaggio dell’India è riuscito a recuperare Cassisa. Una volta a bordo, il settantenne è stato portato al porto di Teulada, dove è stato immediatamente assistito dai paramedici del 118, decretando la fine di una lunga e faticosa attesa per la sua vita.
La resilienza di un uomo di mare
Antonino Cassisa ha vissuto un’esperienza che lo ha lasciato profondamente segnato, ma non amareggiato. Sapeva che il mare, pur essendo un amico fidato, può riservare sorprese e incontri inaspettati. “C’è poco da dire, stavo davvero per morire. Se non fosse arrivata l’imbarcazione di Antonello e degli altri oggi non sarei qui,” ha raccontato con toni di gratitudine.
Nonostante la paura e la fatica, Cassisa non si sente tradito dal mare, offrendo una visione di grande rispetto e comprensione della sua relazione con le acque. “Un imprevisto può capitare,” ha affermato. Ora, con l’intenzione di riprendere le sue attività di pesca, si prepara a rilanciare la sua vita da pescatore, anche grazie al supporto del figlio.
La sua storia di salvataggio non finisce qui; Cassisa ha in programma di riunirsi con il suo salvatore e il suo equipaggio per esprimere la sua gratitudine per il ruolo fondamentale che ognuno di loro ha avuto nel rescatarlo. Questo incontro rappresenterà non solo un momento di felicità, ma anche una celebrazione della comunità e del supporto reciproco tra coloro che vivono e lavorano in mare.