Nella mattinata di ieri, la Corte d’assise di Cagliari ha dato il via al dibattimento contro Alessio Desogus, un ragazzo di 22 anni di Flumini, accusato di aver assassinato Luca Mameli, 35enne di Capoterra, con una coltellata al petto. L’episodio risale alla sera del 9 agosto scorso e ha avuto luogo sul lungomare Poetto, un’area famosa per il suo vivace nightlife. Questo processo si svolge in un contesto in cui la comunità locale è ancora scossa dall’incidente e le famiglie delle vittime cercano giustizia in un clima di crescente attenzione mediatica.
Il dibattimento davanti alla Corte
Alessio Desogus è accusato di omicidio aggravato, il che implica che non potrà avvalersi di riti alternativi come il processo abbreviato, che potrebbe ridurre la pena in caso di condanna. Secondo le accuse, il giovane potrebbe rischiare l’ergastolo. In apertura del dibattimento, l’avvocato difensore Marco Spanu ha autorizzato il pubblico ministero Nicola Giua Marassi a presentare il fascicolo completo contenente tutte le prove raccolte durante le indagini. Tale decisione potrebbe accelerare il processo e semplificare il lavoro dei giudici. La difesa ha anche preannunciato la presentazione di una consulenza e ha affermato che Desogus rilascerà delle dichiarazioni spontanee. L’obiettivo è quello di contestare l’aggravante relativa ai futili motivi, elemento chiave che, se eliminato, potrebbe portare a una riduzione della pena.
Le parti lese e le loro dichiarazioni
Durante la sessione, la Corte d’assise, presieduta dalla giudice Lucia Perra e con la partecipazione di Federico Loche a latere, ha accolto anche i familiari della vittima, Luca Mameli, che si erano già costituiti in udienza preliminare. Questi ultimi sono assistiti dai legali Carlo Monaldi, Stefanino Casti e Marco Solinas. La presenza delle parti civili sottolinea l’intensità emotiva e il peso sociale di questo processo, che si è rivelato un momento cruciale per la comunità. Il processo è stato rinviato al 6 novembre, quando l’imputato dovrà rispondere alle domande e alle accuse, trovandosi attualmente recluso nel carcere di Uta. Oltre all’accusa di omicidio aggravato, Desogus è anche accusato del possesso illegale di un coltello di 21 centimetri, che è stato utilizzato per commettere il delitto.
La ricostruzione dei fatti
La dinamica dell’omicidio, stando alle indagini condotte dalla Squadra Mobile, sembra legata a una serata caratterizzata da eccessi alcolici, che ha poi portato a una violenta rissa. Subito dopo il colpo inferto al petto, il giovane Mameli è riuscito a percorrere solo alcuni metri prima di collassare a terra. Secondo le testimonianze raccolte, il coltello sarebbe stato successivamente gettato nello stagno di Molentargius, in prossimità del viale Colombo, mentre i vestiti macchiati di sangue sarebbero stati distrutti da Desogus nei dintorni di Margine Rosso. Importanti a fini probatori sono risultate le testimonianze di alcuni avventori presenti nella stessa location notturna, dove Desogus e i suoi amici avevano trascorso la serata. Il riconoscimento del 22enne è stato facilitato da foto scattate durante la notte da parte dei gestori del locale, che hanno immortalato Desogus mentre indossava un cappellino decorativo, accessorio ritrovato in concomitanza con il luogo del crimine.
La vicenda rappresenta un’importante battaglia legale in cui si intrecciano giustizia, dolore e ricerca della verità, in un contesto già provato da simili tragedie.