La strage di Nuoro ha scosso profondamente non solo la comunità locale, ma l’intero paese, ponendo sotto la lente d’ingrandimento le dinamiche familiari di Roberto Gleboni e della sua famiglia. Mentre continua la ricerca di un movente, i dettagli che affiorano rivelano una trama complessa di possessività e di una relazione maritale caratterizzata da una forte dipendenza economica. Questi elementi suggeriscono un contesto inquietante che potrebbe aver contribuito alla tragedia.
La vita di Roberto Gleboni e la dinamica familiare
Roberto Gleboni, il principale soggetto al centro delle indagini, si presenta come una figura emblematicamente possessiva nella sua relazione con Giusi Massetti e con la figlia Martina. Secondo le prime ricostruzioni, Giusi avrebbe instillato un allontanamento dai propri affetti più cari, probabilmente su impulso del marito, segnalando una dinamica relazionale molto sbilanciata. Questo aspetto è fondamentale per comprendere il contesto in cui si è sviluppata la violenza. Infatti, all’interno delle mura domestiche, Gleboni esercitava un controllo severo non solo su Giusi, ma anche sulla giovane Martina, mantenendo un regime di vita fortemente patriarcale.
All’apparenza, la loro vita sembrava scorrere normalmente, ma la realtà si mostrava ben diversa. Vicini e conoscenti non sospettavano delle tensioni e dei conflitti latenti, esemplificando come talvolta le facciate possono nascondere situazioni drammatiche. Gli inquirenti stanno ora esplorando ulteriormente il profilo di Gleboni, cercando di delineare un quadro più dettagliato e complesso della sua personalità e del suo comportamento, per determinare se ci fossero segnali premonitori che avrebbero potuto essere colti.
La sopravvivenza e il supporto al giovane testimone
Il 14enne che è sopravvissuto alla strage rappresenta un elemento cruciale nella ricostruzione dei fatti. Attualmente ricoverato presso l’ospedale San Francesco di Nuoro, il giovane ha subito un intervento chirurgico e le sue condizioni sono sotto stretta osservazione. È supportato da un team complesso composto da Servizi sociali, Asl e forze dell’ordine, insieme a esperti della rete di sostegno Respiro, che offrono assistenza emotiva e psicologica in un momento così critico.
La gestione del suo stato è stata affidata dell’avvocato Antonio Cualbu, nominato dal tribunale, il quale ha già assistito il ragazzo in un primo incontro riservato con gli inquirenti. Importante è la decisione di sottrargli temporaneamente il cellulare, mossa strategica per evitare che venga esposto a notizie drammatiche riguardanti la propria famiglia e a un contesto mediatizzato che potrebbe aggravare il suo già vulnerabile stato emotivo.
È cruciale che il giovane riceva il necessario supporto psicologico e legale per affrontare la difficoltà di una situazione così traumatica. L’intenzione dei servizi competenti è di garantire che possa fare il suo ingresso graduale e sicuro nella realtà esterna, preservando la sua integrità e benessere dopo un evento così devastante.
In questo quadro complesso, le indagini continuano a cercare un chiarimento sui motivi del gesto estremo e sulle dinamiche di una famiglia che ha vissuto un drammatico epilogo.