Glencore chiude la linea di trasformazione dello zinco a Portovesme: a rischio 1.200 posti di lavoro

La chiusura anticipata della linea di trasformazione dello zinco a Portovesme da parte di Glencore preoccupa sindacati e lavoratori, con ripercussioni economiche per oltre 1.200 dipendenti.
Immagine generata con AI

La notizia dell’imminente chiusura della linea di trasformazione dello zinco a Portovesme, comunicata in anticipo da Glencore, destano preoccupazione tra sindacati e lavoratori. L’azienda ha annunciato che la fermata avverrà lunedì, anticipando così la scadenza prevista del 31 dicembre. Questo cambiamento aritmetico sta generando una serie di conseguenze potenzialmente devastanti per oltre 1.200 dipendenti, aprendo la strada a cassa integrazione e possibili ripercussioni sull’attrattiva del sito per investitori terzi.

La decisione di Glencore e le reazioni sindacali

La decisione della multinazionale Glencore di chiudere la linea dedicata alla trasformazione della blenda in zinco è giunta in un momento delicato: mentre i tecnici ministeriali si preparavano a effettuare un sopralluogo nell’impianto. L’annuncio, fatto dall’azienda, ha destato indignazione tra i rappresentanti sindacali che parlano di “grande scorrettezza”. I segretari della Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec, Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi, auspicano che il governo intervenga per tutelare i lavoratori coinvolti. Essa è vista come un’azione intempestiva e non rispettosa nei confronti di un territorio già segnato da difficoltà economiche.

Le conseguenze della decisione si fanno sentire non solo nel breve termine, ma creano preoccupazione sul futuro occupazionale e stabilità della Regione. La chiusura anticipata della linea di produzione potrebbe influenzare l’arrivo di investitori interessati a reindustrializzare l’area, mettendo ulteriormente a rischio la già fragile pace sociale.

Sopralluogo ministeriale e future prospettive

Il sopralluogo programmato per oggi ha lo scopo di valutare le condizioni dell’impianto e di esplorare possibili opportunità di riqualificazione delle sue sezioni inattive o sottoutilizzate. Tuttavia, l’anticipazione della chiusura getta un’ombra pesante sulla credibilità degli impegni presi sia da Glencore che dalle istituzioni. Fausto Durante, segretario della Cgil Sardegna, ha descritto l’azione come un “schiaffo” a lavoratori, Regione e Governo, invocando una risposta concreta e tempestiva da parte delle autorità per dimostrare la loro coerenza.

Durante ha inoltre sottolineato il dovere del governo di utilizzare strumenti di regolazione per sanzionare severamente l’azienda, che ha profittato per decenni nello stesso territorio. L’appello è chiaro: l’inerzia non è più un’opzione e ogni giorno di attesa potrebbe aggravare ulteriormente la situazione.

Impatti economici e il futuro del lavoro a Portovesme

La chiusura della linea di trasformazione dello zinco non rappresenta solo un problema per i lavoratori direttamente interessati, ma ha ripercussioni che si espandono sull’economia locale. Secondo Pier Luigi Ledda della Cisl, l’annuncio di Glencore è una violazione grave degli accordi lavorativi e pone al centro delle preoccupazioni ripercussioni economiche significative per circa 1.200 dipendenti.

Questa decisione unilaterale ostacola anche il potenziale di accesso agli impianti da parte di investitori interessati a rilanciare le attività, creando una spirale di sfiducia tra le parti coinvolte. In un contesto già fragile, il rischio di un aumento della tensione sociale è evidente, e la richiesta di un intervento rapido da parte del Governo è più che mai urgente. Il futuro di Portovesme appare incerto e dipende ora da come le istituzioni reagiranno all’atto di chiusura di Glencore.

Le riunioni attese tra governo, sindacati e rappresentanti di Glencore saranno cruciali per stabilire una linea d’azione e cercare di evitare che la situazione deteriori ulteriormente, con conseguenze devastanti per il territorio e i suoi abitanti. La comunità di Portovesme guarda ora con attenzione agli sviluppi, sperando in scelte che possano garantire un futuro migliore ai lavoratori.

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