L’attore sudcoreano Lee Jun-Jae, noto per il suo ruolo di Gi-hun, il giocatore 456 nella celebre serie “Squid Game“, si prepara al grande ritorno della serie su Netflix il 26 dicembre. Con la seconda stagione in arrivo, Lee si esprime sulle tematiche profonde di disparità sociale che la serie affronta e sul crescente successo delle produzioni asiatiche nel panorama globale. Intervistato al Festival della TV di Monte-Carlo, l’attore ha condiviso le sue riflessioni sul culto che ha generato “Squid Game” e sulla sua carriera in ascesa.
I temi centrali di “Squid Game 2”
Con “Squid Game” che sta per tornare, Lee Jun-Jae ha parlato del nuovo capitolo della serie, mettendo in evidenza i personaggi intriganti e la competitività delle nuove sfide. Sebbene sia riservato riguardo ai dettagli della trama, ha sottolineato alcune novità entusiasmanti: “Avremo una competizione serrata e emozioni forti con un’ambientazione che differisce dalla prima stagione, pur mantenendo il concetto centrale.” Questo sequel promette non solo di continuare la storia avvincente ma di espandere l’universo narrativo in modo originale.
L’importanza del messaggio universale
Un tema ricorrente nelle dichiarazioni di Lee è l’importanza della capacità del messaggio di “Squid Game” di risuonare a livello globale. “Essere parte di un progetto che riesce a esprimere concetti universali è essenziale. Prima la Corea raccontava principalmente rom-coms, oggi ci sono molte più opportunità,” ha affermato. Con una crescente attenzione per le produzioni asiatiche, Lee si è mostrato entusiasta della possibilità di esplorare queste nuove strade narrative, sottolineando il valore delle storie coreane nel panorama cinematografico mondiale.
Il legame speciale con l’Italia
Durante la conversazione, Lee Jun-Jae ha rivelato il suo affetto per l’Italia. “Visito il Paese almeno una volta all’anno e ogni volta riscontro grande calore da parte dei fan italiani,” ha dichiarato. L’attore ha descritto come nei ristoranti le persone siano sempre pronte a scambiare due chiacchiere e condividere la propria ammirazione per il suo lavoro, un’esperienza che lui trova molto gratificante e che riempie di orgoglio per il legame culturale instaurato.
Progetti futuri e aspirazioni
Oltre a “Squid Game“, Lee ha chiarito il suo desiderio di esplorare la regia. “Non ho ancora diretto nessun episodio, ma se ci sarà una quarta stagione, prometto di dirigere un paio di episodi,” ha rivelato. Nel frattempo, l’attore sta lavorando su un copione personale che spera di far vedere al pubblico in futuro. Le sue ambizioni vanno oltre la serie di successo e riflettono il suo desiderio di esprimere creatività anche dietro la macchina da presa.
L’esperienza nel franchise di “Star Wars”
In un sorprendente sviluppo, Lee Jun-Jae ha ricevuto un’offerta per un progetto nel franchise di “Star Wars“, intitolato “The Acolyte”. “Chi avrebbe mai pensato che mi avrebbero offerto una parte in un progetto di questo calibro? È tanto incredibile da sembrare un sogno,” ha confessato l’attore. Agile e preparato, Lee ha sempre desiderato un ruolo realistico. “Il mio obiettivo era rendere credibile il mio personaggio; l’umanità deve sempre emergere, anche nel contesto della fantascienza.”
Riflessioni su tematiche politiche
Infine, Lee Jun-Jae ha accennato al messaggio più profondo presente sia in “Squid Game” che in “Star Wars”, entrambi considerati opere con forti connotazioni politiche. L’attore ha affermato di cercare di non farsi influenzare dalle opinioni altrui e di mantenere la concentrazione sul suo lavoro. “Voglio evitare le distrazioni causate da ciò che leggo online. È fondamentale rimanere concentrati su quello che c’è da fare,” ha dichiarato, evidenziando la sua dedizione alla variante artistica del suo mestiere.
Con “Squid Game 2” che si avvicina, l’attesa cresce non solo per i fan, ma anche per Lee Jun-Jae, un attore che si sta affermando nel panorama internazionale grazie alla sua versatilità e impegno.