Accuse di molestie sessuali contro il cineasta Eduard Cortés: 27 donne si uniscono nella denuncia

Le accuse di molestie sessuali contro il cineasta Eduard Cortés coinvolgono 27 donne, tra cui attrici e fotografe, scatenando un acceso dibattito sul silenzio dell’Accademia del Cinema spagnolo.
Immagine generata con AI

Le recenti accuse di molestie sessuali rivolte al cineasta Eduard Cortés, noto per le sue serie come “Merlí” e “Ni una más”, stanno scuotendo il mondo del cinema spagnolo. Un gruppo crescente di donne, molte delle quali aspiranti attrici, ha condiviso le loro esperienze, dipingendo un quadro inquietante di abuso da parte di Cortés. La vicenda ha attirato l’attenzione dei media, con le testimonianze delle presunte vittime che stanno emergendo attraverso vari canali.

Il modus operandi di Eduard Cortés

Secondo le denunce, Eduard Cortés, 65 anni, avrebbe contattato le sue presunte vittime tramite social network, tra cui Facebook, Instagram e Skype. Le donne coinvolte nella vicenda hanno un’età compresa tra i 20 e i 30 anni, ma è rilevante notare che due di loro erano minorenni al momento dei fatti. Presentandosi come regista in cerca di attrici per i suoi progetti, Cortés avrebbe proposto opportunità lavorative che in realtà nascondevano richieste sessuali esplicite. Le accusatrici raccontano di essere state invitate a filmarsi in situazioni compromettenti, come mentre si masturbavano o mentre praticavano atti sessuali.

Questo schema di approccio è stato descritto come sistematico, e il numero delle donne coinvolte continua a crescere, raggiungendo ben 27 accusatrici, tra cui nomi noti nel panorama artistico spagnolo come la fotografa Silvia Grav e le attrici Sofía Barco e Norah Alexandra Vega. La prima a rompere il silenzio è stata Silvia Grav, che ha denunciato il comportamento di Cortés lo scorso 26 ottobre, rivelando attraverso i social media i messaggi scambiati con il regista.

La reazione di Eduard Cortés e delle accuse

Il cineasta ha inizialmente minimizzato le sue affermazioni, attribuendo le conversazioni a un contesto puramente ipotetico. Tuttavia, queste affermazioni sono state successivamente modificate dalle sue stesse parole, con una precisazione inviata per email al giornale “El Pais”. Cortés ha dichiarato di aver invece cercato connessioni tra le sue opere e le esperienze personali delle donne, negando di aver mai fatto proposte esplicite.

Nonostante la difesa di Cortés, il senso di disagio e le esperienze traumatiche descritte dalle donne rimangono profondamente impattanti. Un gruppo di 15 delle 27 donne che hanno parlato con “El Pais” ha deciso di unirsi per intraprendere un’azione legale collettiva contro il regista, sottolineando il determinato intento di cercare giustizia in questa vicenda complessa e dolorosa.

Il silenzio dell’accademia del cinema

Un elemento che ha aumentato il clamore attorno a questa vicenda è stato il silenzio dell’Accademia del Cinema spagnolo, che non ha emesso dichiarazioni ufficiali riguardo alle accuse. Secondo le testimonianze di Silvia Grav, l’Accademia avrebbe atteso l’ultimo giorno di termine previsto — 30 giorni — per poter prendere una decisione in merito. In questo lasso di tempo, sembra che non ci sia stato alcun contatto da parte dell’Accademia con le presunte vittime, suscitando ulteriori polemiche e interrogativi sulla gestione del caso.

La questione solleva interrogativi sull’incuria che il mondo del cinema potrebbe avere nei confronti delle denunce di molestie e abusi di potere. Con la crescente attenzione mediatica e l’attivismo contro la violenza di genere, ci si aspetta che questi eventi stimolino una maggiore responsabilità e un cambiamento positivo all’interno dell’industria cinematografica spagnola.

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