Il G7 dell’Agricoltura e della Pesca, svoltosi a Ortigia, Siracusa, ha messo in risalto l’importanza delle tradizioni culinarie e della biodiversità. Tra i partecipanti, la chef contadina Annalisa Atzeni, originaria di Siurgus Donigala, ha presentato le eccellenze della cucina sarda, sottolineando l’importanza della produzione locale e dell’agricoltura sostenibile. Il suo lavoro si basa sulla valorizzazione delle tradizioni gastronomiche della Sardegna, con un occhio attento alle problematiche sociali, comprese la violenza di genere e i disturbi alimentari.
L’importanza della promozione della biodiversità
All’Expo del G7, nonostante la mancanza di uno stand dedicato interamente alla Sardegna, Annalisa Atzeni ha sfruttato la sua presenza all’interno dell’associazione romana Donna Donna. Questa organizzazione è impegnata nella tutela delle donne vittime di violenza e nella prevenzione dei disturbi alimentari. Atzeni ha utilizzato la sua vetrina per promuovere la biodiversità, evidenziando l’importanza del cibo a chilometri zero e la manipolazione del cibo come strumento terapeutico.
“Educare i consumatori all’utilizzo di ingredienti freschi e stagionali è essenziale,” ha affermato la chef, sottolineando l’importanza di riabituarsi a scegliere alimenti genuini e locali. Preferire produzioni come le uova fresche da allevamenti vicini anziché prodotti industriali è un approccio che può avere un impatto significativo non solo sulla qualità nutrizionale, ma anche sull’economia locale. Atzeni ha espresso ammirazione per l’approccio dei colleghi siciliani nella valorizzazione delle specialità gastronomiche, esprimendo il desiderio di replicare tale attenzione anche per i prodotti sardi.
Il legame tra cibo e disturbi alimentari
Il lavoro di Annalisa Atzeni non si limita alla valorizzazione delle tradizioni culinarie, ma si espande anche nell’ambito della prevenzione dei disturbi alimentari. Ha recentemente partecipato a un progetto che si occupa di educazione e cura, sottolineando l’importanza di un approccio positivo nei confronti del cibo. “È fondamentale che le ragazze comprendano che il cibo non è un nemico, ma un alleato,” ha spiegato.
La chef ha evidenziato come la manipolazione del cibo possa diventare un atto terapeutico. La preparazione dei piatti, che coinvolge il tocco e l’attenzione agli ingredienti, è un metodo per ristabilire un rapporto sano con l’alimentazione. Si deve partire dai “cibi del cuore”, che evocano ricordi e suscitano emozioni positive, fino ad arrivare a una consapevolezza che relega le ansie alimentari a un secondo piano. Atzeni ha anche messo in relazione i disturbi alimentari e la violenza sulle donne, evidenziando come le esperienze traumatiche possano manifestarsi in difficoltà legate all’alimentazione.
Creare spazi di supporto per le donne
L’esperienza al G7 ha avuto un profondo impatto su Annalisa Atzeni, spingendola a riflettere ulteriormente sulla necessità di creare un centro d’ascolto nelle zone rurali. “È essenziale avere una rete di supporto per le donne nei nostri territori, soprattutto nell’entroterra,” ha affermato. La chef ha dichiarato che intende dedicare il suo futuro alla promozione di un’iniziativa che possa fornire aiuto e sostegno alle donne, creando uno spazio sicuro dove possano esprimere le proprie fragilità e trovare conforto.
Atzeni ha lasciato il G7 con la consapevolezza di voler continuare il suo impegno sociale attraverso la cucina, utilizzando il cibo come strumento di rinascita. La sua missione è chiara: nessuna donna deve sentirsi sola o senza voce, e attraverso il cibo, intende continuare a costruire un percorso di guarigione e autonomia per le donne della sua comunità.