Protesta pacifica contro il Tyrrhenian Link: piantine di ulivo simbolo di resistenza tra Selargius e Settimo San Pietro

La comunità di Selargius e Settimo San Pietro si oppone al progetto Tyrrhenian Link, piantando ulivi per salvaguardare l’ambiente e denunciare pratiche di esproprio considerate ingiuste.
Protesta pacifica contro il Tyrrhenian Link: piantine di ulivo simbolo di resistenza tra Selargius e Settimo San Pietro - Nidi di Sardegna

Il conflitto riguardante il mega progetto del Tyrrhenian Link ha riacceso le tensioni nella comunità locale tra Selargius e Settimo San Pietro, dove gli attivisti del comitato “No Tyrrhenian Link” continuano a piantare ulivi in segno di opposizione. Questo gesto simbolico si contrappone ai lavori di costruzione che minacciano di compromettere terreni una volta ricchi e produttivi. La lotta, ad oggi, è caratterizzata da una forte volontà di salvaguardare l’ambiente e denunciare pratiche di esproprio giudicate ingiuste.

La battaglia degli attivisti per la terra

La protesta in corso ha preso piede da mesi, con attivisti che si sono uniti per difendere un’area di terreno agricolo da sfruttamenti che potrebbero alterare il delicato ecosistema locale. Rita Corda, portavoce del comitato, sottolinea che la loro iniziativa è pacifica e mirata al coinvolgimento della comunità nella salvaguardia del territorio. I membri del comitato affermano di sentirsi soli in questa battaglia, e la scelta di piantare alberi rappresenta un atto simbolico di speranza e di resistenza. Già a luglio, sei ulivi erano stati espiantati forzatamente dal terreno, e la risposta della comunità è stata immediata: rimboccarsi le maniche e continuare a piantare.

Nel corso delle ultime settimane, la situazione è diventata più tesa. Le ruspe hanno ripreso a lavorare, scatenando nuove manifestazioni da parte degli attivisti, i quali resistono in modo determinato, presidiano la zona e cercano di bloccare il progresso dei lavori. Gli alberi piantati non sono solo una forma di protesta, ma un messaggio chiaro contro la speculazione energetica che, secondo il comitato, minaccia il futuro di un’intera comunità.

Il progetto del Tyrrhenian Link e le sue conseguenze

Il Tyrrhenian Link è un’operazione ambiziosa che prevede l’installazione di un doppio cavo sottomarino nel Mediterraneo, il quale ha l’obiettivo di trasportare l’energia prodotta in Sardegna alla Penisola. Questo progetto comprende anche la costruzione di due nuove stazioni elettriche, amplificando l’infrastruttura esistente e impegnando enormi risorse economiche. Tuttavia, gli impatti ambientali e sociali di tale progetto sono stati messi in discussione dai residenti e dai membri come Rita Corda, che temono la perdita definitiva di aree agricole storiche.

Quando il proprietario locale, insieme ai membri della sua famiglia, ha dichiarato il proprio dissenso alla vendita dell’alias terreno, il suo richiamo al mantenimento di aree verdi produttive non è stato accolto con favori. Nonostante i ricorsi legali presentati, i lavori di recinzione della zona continuano inesorabili, suggerendo che le autorità competenti non hanno intenzione di fermarsi. Questo approccio ha sollevato un dibattito più ampio sulla necessità di un equilibrio tra lo sviluppo infrastrutturale e la protezione del patrimonio naturale e agricolo.

La reazione della comunità e l’impatto della protesta

La resistenza degli attivisti ha portato a un grande mobilitazione della comunità, che si è unita per sostenere non solo la causa del comitato “No Tyrrhenian Link”, ma anche la salvaguardia delle tradizioni agricole locali. Le manifestazioni pacifiche, le piantagioni di ulivi e le campagne di sensibilizzazione hanno attirato l’attenzione su una questione che potrebbe sembrare locale, ma che riflette temi più ampi legati alla lotta per la sostenibilità e l’ambiente. L’indirizzo propositivo dei sostenitori potrebbe far riemergere nuovi dibattiti su come progettare un futuro che integri le esigenze di sviluppo con quelle di conservazione.

Le azioni hanno già suscitato un fervente dibattito politico e sociale, portando le autorità locali a rivalutare le proprie posizioni riguardo la questione e a considerare una maggiore partecipazione della comunità nelle decisioni che riguardano il territorio. Ciò ha aperto uno spiraglio per riconsiderare forme di dialogo tra le forze locali e i poteri istituzionali, rendendo la questione una priorità non solo per i residenti, ma per l’intera regione.

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